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sabato 31 maggio 2014

"Fratelli d'acqua"di Andréa del Fuego



Ci troviamo in Brasile, più esattamente nella Serra Morena, si sta preparando una tempesta e la famiglia Malaquias viene sorpresa dalla forza della natura durante il sonno. Un fulmine attraversa il tetto, si dirama colpendo genitori e bambini, uccidendo i primi. Nico, Antonio e Julìa si ritrovano così orfani. Il primogenito dovrà lavorare per Gerardo il  fazendero proprietario di gran parte della Serra Morena, mentre i due più piccoli verranno spediti in orfanotrofio, dopo qualche anno Julìa verrà adottata da una ricca signora solo per farle da cameriera, mentre le suore proprietarie dell'orfanotrofio scopriranno che il dolce Antonio è nano.
Nico imparerà cos'è la vita mentre i suoi fratelli rimarranno sempre bambini, chi per statura, chi per mentalità.
La trama, la meravigliosa copertina, il fatto che con questo esordio Andréa del Fuego abbia vinto nel 2010 il prestigioso premio Saramago e il mio amore per la lingua portoghese mi hanno spinta ad acquistare questo piccolo gioiello.
Fratelli d'acqua è un libro intriso di quel realismo magico che tanto amiamo negli autori sudamericani,è un romanzo intriso di colori, disincanto, stupore, credenze legate agli spiriti dei defunti
Geraldo la temeva ancora, temeva quella pozzanghera che era la madre luogo dove gli stivali non lasciano orme, forma paludosa che intrappola i movimenti. Geraldina, in un istintivo gesto di separazione, se si fosse avvicinata a Geraldo si sarebbe messa a infastidirlo finchè non fosse saltato via da una pozza materna come una pulce espulsa dalla zampa di un animale
Una piccola saga familiare che tocca tre generazioni che nulla ha da invidiare al maestro Giarcìa Marquez e ai suoi "Cent'anni di solitudine", la scrittura della del Fuego è poderosa come l'acqua che prorompe da una diga, densa e torbida come l'acqua che stagna in una palude e fresca e delicata come acqua di sorgente.
Caldamente consigliato.

venerdì 30 maggio 2014

Premio Campiello 52° edizione. Chi sono i finalisti?

Questa mattina a Padova si è tenuta la "cerimonia d'investitura" dei cinque finalisti al Premio Campiello arrivato alla cinquantaduesima edizione.
Una giuria composta da dieci letterati ha votato pubblicamente i cinque romanzi preferiti tra i 60 in lista per il rush finale, i candidati che hanno ricevuto sei voti sono passati alla fase finale del premio che verrà consegnato il 13 Settembre al teatro "La Fenice" di Venezia.
Ma chi sono i finalisti? Scopriamolo insieme.
Iniziamo con il vincitore della sezione "Opera prima", Stefano Valenti con "La fabbrica del panico" edito da Feltrinelli.


Una valle severa. In mezzo, il lento andare del fiume. Un uomo tira pietre piatte sull’acqua. Il figlio lo trova assorto, febbricitante, dentro quel paesaggio. è lì che ha cominciato a dipingere, per fare di ogni tela un possibile riscatto, e lì è ritornato ora che il male lo consuma. Ma il male è cominciato molto tempo prima, negli anni settanta, quando il padre-pittore ha abbandonato la sua valle ed è sceso in pianura verso una città estranea, dentro una stanza-cubicolo per dormire, dentro un reparto annebbiato dall’amianto. Fuori dai cancelli della fabbrica si lotta per i turni, per il salario, per ritmi più umani, ma nessuno è ancora veramente consapevole di come il corpo dell’operaio sia esposto alla malattia e alla morte. Lì il padre-pittore ha cominciato a morire. Il figlio ha ereditato un panico che lo inchioda al chiuso, in casa, e dai confini non protetti di quell’esilio spia, a ritroso, il tempo della fabbrica, i sogni che bruciano, l’immaginazione che affonda, il corpo subdolamente offeso di chi ha chiamato “lavoro” quell’inferno. Ci vuole l’incontro con Cesare, operaio e sindacalista, per uscire dalla paura e cominciare a ripercorrere la storia del padre-pittore e di tutti i lavoratori morti di tumore ai polmoni. È allora che il ricordo diventa implacabile e cerca colori, amore, un nuovo destino.Dai primi romanzi di Paolo Volponi nessuno è riuscito a “entrare” in fabbrica con la potenza, il nitore, la stupefazione di Stefano Valenti, e quello che sembra un mondo perduto torna come il rimosso infinito della sopraffazione.
Passiamo ora alla cinquina finale:
Il primo ad
entrare in finale è Michele Mari con "Roderick Duddle", edito da Einaudi

Figlio di una prostituta, Roderick cresce tra furfanti e ubriaconi all'Oca Rossa, locanda con annesso bordello. Quando la madre muore il signor Jones, il proprietario, pensa bene di cacciarlo: quello che entrambi ignorano è che nel destino di Roderick c'è un'immensa fortuna, poiché è l'unico erede della nobile famiglia Pemberton. Il ragazzino si ritrova alle calcagna una folla di balordi, mentecatti, loschi uomini di legge e amministratori, assassini, prostitute, suore non proprio convenzionali, ognuno deciso a impadronirsi in un modo o nell'altro di una parte del bottino. E cosi Roderick fugge, per terra e per mare, in un crescendo di imprevisti, omicidi, equivoci e false piste.
Riesce a fare parte della cinquina anche Mauro Corona con "La voce degli uomini freddi", edito da Mondadori

Un paese lontano, sperduto tra le montagne, fatto di anime solitarie appese alle rocce, dove nevica in ogni stagione dell'anno, dove la gente ha la faccia bianca di chi sta sempre al chiuso, e il carattere silenzioso e gelido delle nevicate. Lassù vivono donne e uomini soffiati nella neve, statue di ghiaccio che nessun fuoco potrà mai sciogliere. Si allenano a resistere alla vita sfidando le avversità, il freddo, le difficoltà di coltivare la terra, il pericolo delle valanghe. Ogni sera si riuniscono accanto alle stufe e i vecchi, a voce bassa, cantano ai giovani i fatti che hanno accompagnato le loro giornate. Una storia che non deve essere dimenticata. La storia di un paese dove nevica anche d'estate e gli uomini hanno la pelle fredda...
Il terzo finalista è Giorgio Fontana con "Morte di un uomo felice", edito da Sellerio

Milano, estate 1981: siamo nella fase più tarda, e più feroce, della stagione terroristica in Italia. Non ancora quarantenne, Giacomo Colnaghi a Milano è un magistrato sulla linea del fronte. Coordinando un piccolo gruppo di inquirenti, indaga da tempo sulle attività di una nuova banda armata, responsabile dell’assassinio di un politico democristiano. Il dubbio e l’inquietudine lo accompagnano da sempre. Egli è intensamente cattolico, ma di una religiosità intima e tragica. È di umili origini, ma convinto che la sua riuscita personale sia la prova di vivere in una società aperta. È sposato con figli, ma i rapporti con la famiglia sono distanti e sofferti. Ha due amici carissimi, con i quali incrocia schermaglie polemiche, ama le ore incerte, le periferie, il calcio, gli incontri nelle osterie.
Dall’inquietudine è avvolto anche il ricordo del padre Ernesto, che lo lasciò bambino morendo in un’azione partigiana. Quel padre che la famiglia cattolica conformista non poté mai perdonare per la sua ribellione all’ordine, la cui storia eroica Colnaghi ha sempre inseguito, per sapere, e per trattenere quell’unica persona che ha forse amato davvero, pur senza conoscerla.
L’inchiesta che svolge è complessa e articolata, tra uffici di procura e covi criminali, tra interrogatori e appostamenti, e andrà a buon fine. Ma la sua coscienza aggiunge alla caccia all’uomo una corsa per capire le ragioni profonde, l’origine delle ferite che stanno attraversando il Paese. Si risveglia così il bisogno di immergersi nella condizione degli altri, dall’assassino che gli sta davanti al vecchio ferroviere incontrato al bar, per riconciliare la giustizia che amministra con l’esercizio della compassione. Una corsa e un’immersione pervase da un sentimento dominante di morte. Un lento disvelarsi che segue parallelo il ricordo della vicenda del padre che, come Giacomo Colnaghi, fu dominato dal desiderio di trovare un senso, una verità. Anche a costo della vita.
Il quarto finalista è una donna , Fausta Garavini con "Le vite di Monsù Desiderio", edito da Bompiani

François nasce a Metz nel 1593, in una famiglia popolana. Suo padre muore quando lui è ancora in fasce e sua madre è costretta ad allontanarlo, appena cresce, nella speranza che trovi un mestiere. Lo manda così a Roma, sperando che impari a fare il pittore. Il ragazzo, arrivato a Roma, va a bottega e partecipa alla tumultuosa vita della città: la corruzione lo sfiora più volte, le passioni lo travolgono, frequenta gli ambienti artistici ma anche i bassifondi, scopre il sesso, ma poco a poco inizia a imporsi alla sua sensibilità - come un basso continuo - il senso della caducità, della transitorietà di ogni cosa. Le rovine diventano il suo tema iconografico preferito. Nel 1610, spinto dal desiderio di indipendenza e dalle parole della sua amante-prostituta, si trasferisce a Napoli, dove finalmente i suoi quadri vengono notati e apprezzati. Lì pare anche trovare l'amore: Isabella - che finalmente riesce a dargli un senso di pienezza e di quiete. Ma la pace non dura a lungo, perché il suo destino di nuovo segue il filo dell'imprevisto. L'Italia sembra non destinarlo alla felicità e François decide di lasciare il Paese, scomparendo per sempre nel mistero.
Last but not least l'ultimo finalista è Giorgio Falco con "La gemella H" edito da Einaudi

La storia di tre generazioni della famiglia Hinner, che dalla Germania di Hitler arriva all'Italia dei giorni nostri. A parlare è Hilde, testimone della sua stessa esistenza, ribelle inerte nel mondo progettato dal padre, dai padri. La sua voce, ora laconica ora straripante, narra ottant'anni di vicende private intimamente intrecciate al Novecento, "all'alba dei grandi magazzini", al turismo di massa, all'ossessione del corpo. Fino a innescare un cortocircuito che fa esplodere il nostro presente, denudandolo come mai prima era stato fatto. Se "I Buddenbrock" ripercorreva la decadenza di una famiglia tedesca dell'Ottocento, "La gemella H" non può che registrare il giornaliero "assecondare il flusso di eventi travestiti da soldi" di una famiglia ossessionata dai beni e compromessa con il Male. Decisa a dimenticare, pur di salvarsi.

Avete già letto uno di questi romanzi? Per chi tifate? Fatevi sentire.

lunedì 26 maggio 2014

"La verità di Amelia" di Kimberly McCreith


Brooklyn New York city: Amelia è un'adolescente come tante frequenta una scuola sperimentale ed è figlia di una madre single promettente avvocato, proprio durante un'importante riunione allo studio legale Kate viene avvisata della sospensione della figlia. Com'è possibile? Amelia è sempre stata la figlia perfetta, ottimi voti, intensa attività extrascolastica, grande sportiva, amante della lettura e con un'educazione invidiabile. Come mai è stata sospesa? Pare sia stata scoperta a copiare il che data la personalità della ragazza è altamente improbabile, se non impossibile.
Kate è obbligata a lasciare la riunione e a correre a scuola per recuperare la figlia minorenne, ma all'arrivo trova l'edificio circondato da mezzi dei pompieri auto della polizia e paramedici, il terrore si impossessa di Kate. Ci sarà stata una sparatoria? Un attentato? Avvicinandosi alla scuola nota un corpo riverso a terra coperto da un lenzuolo, qualcuno si è buttato dal tetto e quel qualcuno è Amelia.
Il caso è archiviato senza il minimo dubbio da parte delle autorità come suicidio, ma Kate non può crederci Amelia non lo avrebbe mai fatto o almeno non l'Amelia che conosceva; l'arrivo di un sms anonimo: Amelia non si è buttata, le regala un po' di sollievo forse come madre non è stata un completo disastro, ma chi poteva volere così male alla sua bambina da ucciderla?
Inizia così un viaggio nella vita privata della ragazza, noi lettori cercheremo insieme a Kate la verità leggendo SMS, newsletter,blog. Saremo catapultati nel mondo delle confraternite liceali, nelle quali vige la legge del più forte e i più deboli sono vittime di bullismo. Vedremo da vicino quali sono i pensieri di questi adolescenti cresciuti nel lusso, cosa li tormenta, come si comportano che maschere indossano.
I temi che affronteremo sono molteplici, di grande attualità e risonanza mediatica.
Un romanzo narrato sia da Kate che da Amelia, un vademecum per tutti i genitori che credono di conoscere i propri figli, un'ancora di salvezza per gli adolescenti, un rompicapo per gli amanti dei thriller psicologici, una lettura caldamente consigliata.

venerdì 23 maggio 2014

"La ragazza interrotta" di Susana Kaysen


Sono sicura che starete pensando <<Questo titolo non mi é nuovo, ma c'é qualcosa che non va. Non era al plurale?>> non avete tutti i torti, da questo libro del 1993 é stato tratto il film che é valso l'Oscar come miglior attrice non protagonista ad Angelina Jolie.
Possiamo incasellare questo libro nelle categorie autobiografia/diario.
L'autrice racconta la sua esperienza durata due anni all'interno dell'ospedale psichiatrico "McLean" noto per aver ospitato anche la famosa scrittrice Sylvia Plath.
Susanna viene ricoverata a diciotto anni dopo una visita poco accurata e della durata di venti minuti, siamo negli anni 60 e quando riuscirá ad uscire dalla clinica diciannove mesi dopo, saprá di essere stata "rinchiusa" con la diagnosi di disturbo borderline della personalitá, vi invito a cercare i sintomi di questa patologia psichiatrica, sono sicura che rimarrete agghiacciati rendendovi conto di quante cose avete avuto in comune con Susanna nell'adolescenza. Se tutti (tralasciando i comportamenti suicidari) leggendo la descrizione della malattia ci siamo in qualche modo ritrovati perché noi siamo liberi mentre lei ha dovuto vivere un inferno fatto di elettroshock, bagni gelati e celle di isolamento? Questo libro porta tutti noi a riflettere su cosa sia normale e cosa no. Chi e come può decidere di toglierci la libertá? É giusto essere liquidati come pazzi dopo una brevissima visita generale? É davvero cambiata la mentalitá dei cosidetti sani in cinquanta anni? 
Susanna si mette a nudo in maniera scanzonata e divertente, ci racconta del rapporto con le infermiere, i medici e le altre pazienti che, a parte qualche eccezione, ci appaiono come persone ribelli e non da ricovero coatto. La semplicitá con la quale veniamo accompagnati per i corridoi del McLean é disarmante, riesce a non far sembrare l'incubo che ha vissuto cosí terribile come invece deve essere stato.
Un solo consiglio, se sarò riuscita a convincervi a leggerlo promettetemi che vedrete il film solo dopo aver terminato il libro.



venerdì 9 maggio 2014

"Wintergirls" di Laurie Halse Anderson

Quanto sappiamo davvero sull'anoressia? Siamo sicuri di capire a fondo quello che comporta per chi ne soffre e per chi gli sta vicino? 
Wintergirls aiuta i lettori ad entrare nel mondo del disordine alimentare per antonomasia, ma chi sono le ragazze d'inverno? Lia e Cassie sono amiche fin dall'infanzia, abitano una di fronte all'altra, passano le giornate insieme leggendo e parlando come ragazze grandi, l'infanzia si incrina quando Lia scopre Cassie con due dita in gola intenta a vomitare la cena in giardino, da quel momento un baratro le inghiotte, stringono un patto "Diventeremo magre insieme".
Inizia la loro lotta contro la bilancia, contro quelli che loro reputano chili di troppo, combattono insieme facendosi forza l'un l'altra, riponendo la loro vita nelle mani dell'amicizia perversa e malata che ormai le lega. Come spesso succede durante il liceo si perdono di vista ritrovandosi insieme solo nel momento del trapasso di Cassie, unite da un legame psichico continuano a parlarsi; Il fantasma di Cassie sprona Lia nella sua lotta, la aiuta a tenere conto delle calorie ingurgitate, a trovare i lassativi e i diuretici in farmacia, fa di tutto per velocizzare il trapasso dell'amica.
Lia si ritrova a combattere la sua immagine, il suo sentirsi grassa, inadeguata e in colpa per non aver potuto aiutare Cassie nel momento di massimo bisogno; le sue armi sono la conta delle calorie, l'uso smodato di lassativi e diuretici, la ginnastica a tarda notte per bruciate il poco che si è ingerito durante la giornata, al disordine alimentare si combina l'autolesionismo, il continuo tagliarsi per far tacere i pensieri che le girano in testa, per far tacere Cassie.
Questo romanzo mi ha sconvolta, mi ha aiutata ad approfondire un argomento che conoscevo solo superficialmente, mi ha spinta a documentarmi, a domandarmi cosa possa spingere un'adolescente a farsi così male, spesso a morire di inedia.
Tutti noi viviamo a stretto contatto con i nostri fantasmi, tutti noi abbiamo battaglie da combattere, la Anderson con la sua scrittura grafica e l'uso della prima persona ci porta a sentire ció che sente Lia sia a livello emozionale che fisico.
Un romanzo consigliato a tutte le età per riflettere su una problematica sempre più presente nella nostra società, un romanzo fa usare come spauracchio e memento quando iniziamo ad avere dubbi su di noi.