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lunedì 16 febbraio 2015

Parfaic Tic!



Cosa accade nel momento in cui due bellissimi cugini si trasferiscono nel tuo stesso palazzo, in particolare, nell'appartamento proprio sopra al tuo? E' questa la storia di Fuko Kameyama e del suo incontro coi due ragazzi Shinpo (Ichi e Daiya), un incontro particolarmente movimentato che la porterà a dover convivere (sia a casa che a scuola) con loro, contando che entrambi avranno un ruolo importante all'interno della vita della quindicenne.
E questo l'inizio di Parfaic Tic! manga shōjo scritto da Nagamu Nanaji fra il 2000 ed il 2007 sulle pagine di Shueisha in patria e Star comics qua in Italia.
Mangaka famosa anche per altre opere quali "Koibana", sempre edito da Star comics, ed "Aruito - Love Moves Forward", annunciato dalla stessa casa editrice, Nanaji-sensei si presente al pubblico con un manga dove sentimento e commedia la fanno da padroni all'interno della storia.
Quello che ci si presenta davanti è un prodotto i cui disegni crescono con la storia, infatti, inizialmente, possiamo notare tavole non al 100% perfette o proporzionate ma che, andando avanti nel tempo e passando di volume in volume, miglioreranno sempre più fino a raggiungere una delicatezza ed una proporzione a dir poco stupende e, soprattutto, adatte alla storia che il lettore si trova fra le mani.





Un elemento che ho davvero molto apprezzato è la caratterizzazione del vari personaggi, sia quelli principali che quelli secondari, che si presentano al loro pubblico come persone vive con i loro pregi ed i loro difetti e che, grazie proprio a questo, sapranno farsi amare sia nel bene che nel male.
Immedesimarsi in Fuko è davvero facile visto che incarna alla perfezione quella che è la figura delle ragazze di quell'età che, nonostante non sia bellissima e sia un po' tonta, riesce a farci capire cosa significa scoprire un sentimento come l'amore, ma soprattutto quanto restare sempre noi stessi/stesse sia la cosa più importante di tutte.
Abbiamo poi i due cugini Shinpo, due facce apposte di una stessa medaglia; il primo, Daiya, è il classico "figo" che fa cadere le ragazze ai suoi piedi con il solo sguardo e che, di solito, conquista sin da subito il cuore della protagonista; il secondo, Ichi, al contrario, è lo studioso chiuso in se stesso, con molti pensieri e problemi che gli "trapassano il cervello", che inizialmente sarà solo capace di farsi odiare ma che, piano piano, riuscirà ed entrare nel cuore della protagonista (ed anche del lettore) grazie alla sua dolcezza celata da un muro che di volume in volume crollerà sempre di più.

Cosa dire ancora se non <<vi consiglio caldamente la lettura di questa serie manga, soprattutto se amanti del genere?>>. E' vero detta così puo' sembrare un classico shōjo come tanti, ma credetemi quando vi dico che Nagamu Nanaji è riuscita a prendere una trama a dir poco comune ed a renderla avvincente e appassionante.
 

                                                                                                                       A cura di Valentina 

mercoledì 28 gennaio 2015

"Sghembestorie" di Valentina Luberto




“Anche a me piace vedere le foglie che nascondono la luna, ma se dietro di esse si riuscisse a vedere la luna, sarebbe inaudito, la vita avrebbe finalmente un senso”: è con queste parole di Rene Magritte che Valentina Luberto ci invita a leggere le sue Sghembestorie, una raccolta di racconti che hanno come filo conduttore il surreale, il sogno , il mistero. E proprio come Magritte che dipinge le sue opere con l’illusionismo onirico, la scrittrice inserisce nei suoi racconti degli elementi reali in un contesto surreale, che cambiano, si trasformano, mostrandoci quello che c’è, o che immaginiamo che ci sia. Sghembestorie, edito da Lettere Animate, si compone di dodici racconti.

Il primo “Una storia o su di lì” è sicuramente il racconto che l’autrice dedica all’artista belga, in quanto numerosissimi sono i rimandi agli elementi tipici che possiamo scorgere nella pittura di Magritte: primo su tutti il cappello a cilindro, ma anche le pietre, le nuvole, per non parlare del “Mago che era tutto occhi e cielo mescolati”. Come dimenticare The False Mirror?

A seguire abbiamo incontrato personaggi bizzarri, che richiamavano le fiabe , basti pensare al mare di lacrime della signora Piera in “Piera e i suoi lacrimosi moti”, o ai personaggi classici di “In una notte come tante e nessuna”; le atmosfere gotiche del cinema timbartoniano con il castello in cui viveva “la bambina, tutta riccioli e merletti neri” di “Il caso delle X di Orsorosso” o di quello francese con un’esile Clementina “nata in quell’acquerello in un bel mercoledì di primavera” di “Cuori inzuppati di pioggia e petali di piuma” .

Un viaggio nel surreale, nel sogno, visto con gli occhi di un bambino, dove non è impossibile che un fiume nato dalle lacrime di un pianista triste, possa dare la vita a un ramo secco, divenendo un’elegante fanciulla dai capelli d’oro. A cura di Tiziana

giovedì 22 gennaio 2015

"La casa sfitta" Dickens- Gaskell- Collins- Procter




Un romanzo modernissimo, scritto da quattro dei più grandi autori dell'Inghilterra vittoriana. Questo è "La casa sfitta", i nomi delle penne che hanno dato vita a uno dei primi collettivi della letteratura sono di prim'ordine, parliamo del "padre di tutti gli orfani" Charles Dickens, dell'autrice di "Nord e sud" (del quale vi consiglio vivamente anche la visione della miniserie tv) Elizabeth Gaskell, la poetessa Anne Procter e del famosissimo (in patria, da noi molto meno) Wilkie Collins collaboratore e amico fidato di Dickens.
Siamo a Londra, ove la signora Sophonisba ha preso una casa in affitto, ma la casa di fronte alla sua che segreto nasconde? Come mai è sempre sfitta? Due uomini al suo servizio cercheranno di scoprire per lei il mistero che avvolge la magione tra manoscritti, liriche e voci di corridorio. Jarber e Trottle riusciranno a fare chiarezza? Cosa succederà alla casa? La signora Sophonisba vedrà ripagato il suo interesse?
A queste domande avrete risposta alla fine della lettura di questo innovativo romanzo, il regista è Charles Dickens che decide di pubblicare "La casa sfitta" a puntate su "Household words", periodico del quale è redattore.
Chi meglio dei suoi amici fidati potrebbe dare vita ad una storia così interessante? E allora ecco sfilare sotto ai nostri occhi gli stili ben riconoscibili di alcuni tra i più grandi scrittori europei.
Ognuno lascerà la propria impronta indelebile, le due donne descriveranno in maniera indimenticabile quella che è la situazione miserevole della donna in età vittoriana, Dickens con la sua arguzia ci regala un'acutissima satira nei confronti del cambio dei costumi britannici, con la lotta per entrare in società degli arricchiti, infine Collins ci svela il mistero della casa unendo i fili che sono stati lasciati come indizio dai suoi colleghi trasformatisi in novelle Arianna nel labirinto del Minotauro.
Un romanzo consigliatissimo, una lettura diversa, una "novità" per gli amanti della letteratura anglosassone.
  
                                                                                                                        A cura di Eleonora

mercoledì 7 gennaio 2015

"Alice" di Roberto Incagnoli- Illustrazioni di Fabrizio Lavezzi



“Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll fu un’opera talmente innovativa, fuori dalle righe, visionaria per l’epoca in cui uscì, e proprio per queste sue caratteristiche, sempre al passo coi tempi, adatta ad ogni epoca, da diventare nel tempo un grande classico della letteratura, amato da adulti e bambini e continuamente reinventato attraverso riscritture, adattamenti e trasposizioni di vario genere. Proprio da questo grande classico parte “Alice” di Roberto Incagnoli, con illustrazioni di Fabrizio Lavezzi, ebook edito dalla casa editrice Lettere Animate, che proprio con questo titolo ha inaugurato la collana “Wonderland”, composta da opere che sono Short Graphic Novel.
Si tratta quindi di un racconto breve, un racconto illustrato che va a rivisitare in chiave gotica, cruda e dura il classico di Carroll, adattandolo ai tempi moderni, alla vita di tutti i giorni, trasformando Alice in una ragazza come tante, che si trova a combattere con i suoi fantasmi e le difficoltà di una realtà crudele.
Il viaggio che Alice compie è un viaggio a ritrovo nel suo vissuto, ripercorrendo dolore, desolazione, momenti di (auto)distruzione, abusi, perché vittima della società moderna, delle sue “regole”. Vittima anche del suo stesso ego di giovane mai contenta, il cui motto sembra essere “mai abbastanza”, pronta a tutto per avere sempre di più, spingendosi fino ad atti di perdizione.
La sua è una corsa contro il tempo, che scorre inesorabilmente, che cerca di raggiungere e di farlo nuovamente suo per ottenere una nuova possibilità. Quella di una vita normale.
La storia è attraversata da un’aurea mista di tristezza, malinconia, dolore e decadenza, perché mostra i mali di vivere tipici dei giorni nostri, che affliggono tante ragazze, donne, che si sono perse in essi. Alice è letteralmente schiacciata dal suo vissuto, dalle sue esperienze, ma è intenzionata a cambiare, ricca di forza di volontà, pronta a dare un taglio alla sua vita storta per riprendere in mano se stessa. Ma non sempre è possibile, anche se si è pronti a mettersi in gioco e lottare.
I temi trattati sono forti e proprio per questo reali, tanto da coinvolgere emotivamente il lettore nella vicenda. Si passa dall’alcolismo alla prostituzione, dallo stupro all’aborto, dall’anoressia alla pazzia, con sdoppiamenti di personalità. Il tutto viene trattato però con una scrittura spesso metaforica, si pesante e drammatica, ma che rende perfettamente l’atmosfera cupa e depressiva, toccando i temi in modo delicato, senza appesantirli ulteriormente con crudezza di particolari, ma facendo solo intuire, percepire ciò che è accaduto.
E’ una scrittura non lineare, che a volte aiuta nell’immedesimazione e nell’esprimere il caos interiore di Alice, altre volte invece crea confusione, tanto da rendere la comprensione difficoltosa. Pensando però all’atmosfera di delirio e nonsense dell’opera originale questa confusione e perplessità può essere più che corretta.
Le illustrazioni che accompagnano la storia sono perfette perché anche queste presentano uno stile cupo, gotico, nervoso, vicino all’immaginario Burtoniano, reso ancora meglio dal tratto utilizzato e dalle tonalità di colore, bianco – nero – grigio. Molto utili perché ricollegano, in modo più semplice rispetto alla scrittura, alla storia originale di Carroll, creando così un effetto di spiazzamento del lettore, dato dal testo, e poi di chiarimento, dato dalle illustrazioni.

Sicuramente una lettura non leggera, che richiede concentrazione anche se molto breve, perché densa e diversa dal solito, e che a ogni rilettura dona punti di vista differenti esprimendo sempre qualcosa di nuovo.

A cura di Michela 

lunedì 5 gennaio 2015

"Maze runner-La mutazione" di James Dasher



Ragazzi, questa è la mia recensione della Mutazione, ultimo libro di James Dashner, uscito qui in Italia a Novembre, sulla scia del film The Maze Runner. Per me è stata una cocente delusione, quindi ho immaginato di scrivere una lettera al nostro caro Dashner e cantargliene quattro :)
Ovviamente sono opinioni personali, che possono benissimo non essere condivise.

NO SPOILER!


Caro James Dashner,
Ti scrivo perché ho appena finito di leggere il tuo ultimo libro, La Mutazione, prequel della trilogia del Labirinto e sono rimasta così male che ho bisogno di sfogarmi con la causa di tutto: tu. 
Ti premetto subito che sei uno dei pochissimi autori YA che leggo, quindi ero estremamente fiduciosa e ben disposta nei tuoi confronti: la Trilogia del Labirinto è stata una ventata di novità e tecnica letteraria nel panorama (a mio parere) prolifico e scialbo degli odierni YA.  
Per leggere il suo prequel ho persino scalzato qualche libro dalla tbr: di solito cartacei ed eBook vegetano mesi, anni sui miei scaffali attendendo anelanti un mio sguardo, La Mutazione non è arrivata nemmeno a due di mesi, è stato il mio primo libro del 2015, che, ora posso dirlo pur a malincuore, è cominciato con una delusione letteraria. So che come si dice a Napoli "ogni scarrafone è bello a mamma sua" ma sono sicura che se andrai a rileggere la tua ultima fatica capirai che davvero, davvero non ce n'era bisogno. Almeno non così. Da dove cominciare? Dalla noiosità della storia? Una volta capito, infatti, come e perché si é sviluppata l'Eruzione, cosa che avviene nelle prime cento pagine, il tutto diventa banale e scontato, senza un minimo di suspance, perché in fondo si sa già come andrà a finire il tutto. Vogliamo parlare dei protagonisti? Mark è una sorta di ibrido: pensa come un trentenne ma agisce come un dodicenne quando di anni ne ha sedici; Deedee che in fin dei conti è la più importante di tutti, rimane a margine, urlando o piangendo ogni tanto perché poi per il resto del libro, nonostante abbia sei anni, non fa una piega nemmeno davanti a dei matti che cercano di mangiarla; Alec, di cui ci viene sottolineato per tutto il libro più volte il suo orribile carattere, alla fine non lo dimostra mai, rimanendo sempre un angelo nei confronti di tutti; infine Trina, probabilmente il personaggio più piatto di tutti, talmente piatto che sembra spiaccicato da un ferro da stiro: anche di lei Mark non fa altro che dire quanto sia cazzuta, ma per metà libro è praticamente inesistente, per l'altra metà ha la vitalità di un manichino! Ma passiamo alla traduzione/stile (perché davvero voglio sperare sia colpa del traduttore!): probabilmente la cosa peggiore di tutto il libro. Una scrittura degna della peggior fan fiction, sembra un tema delle elementari quanto a uso dei tempi verbali e di vocabolario, refusi a gogo e termini ripetuti  ogni pagina più volte (ho perso il conto di quante volte Alec viene definito "orso" e viene usato il verbo "impattare"). Come chicca finale ho notato, ma questa potrebbe anche essere una mia pignoleria, una strana successione temporale degli eventi: come è possibile che la costruzione del Labirinto inizi solo due anni dopo l'inizio dell'Eruzione? In un mondo post-apocalittico non deve essere cosa facile recuperare forze e persone per intraprendere un progetto così grande....concludendo, mio caro James, ti ho amato nella trilogia, ma questo, davvero potevi risparmiartelo. Il libro termina con i ringraziamenti e con la tua affermazione di avere tanti altri libri in mente......ti prego, ti imploro, rileggi La Mutazione e torna sulla retta via, io (noi) ti aspettiamo lì.

                                                                                                                                        Con affetto Lusmorebooks

domenica 4 gennaio 2015

Gennaio in libreria

Anno nuovo, libri nuovi!

Ebbene sì ragazzi! Anche a Gennaio il panorama editoriale ci offre nuove e succose novità:


Iniziamo con un libro edito da una new entry (rispetto al primo appuntamento della rubrica) la Minimum Fax: “Dilettanti” di Donald Barthelme.
Donald Barthelme, per i più attenti, non è un nome nuovo, ha infatti pubblicato per la stessa casa editrice altri libri tra i quali “Biancaneve” e “La vita in città”; ha ispirato molti autori contemporanei tra i quali anche David Foster Wallace, ed è uno dei maestri del postmoderno americano. “Dilettanti” è una raccolta di racconti -in tutto sono diciannove- che vogliono essere una critica alla società e all’individuo svelandone la natura ridicola e frammentaria, non con uno stile crudo e duro, ma grottesco, satirico, bizzarro e perfino surreale. Le tematiche sono tra le più svariate: il matrimonio, il lutto, Dio (quindi la religione)...
Per gli amanti dei racconti questa è un’occasione da non lasciarsi sfuggire.


In arrivo l’opera d’esordio di Marco Peano dal titolo “L’invenzione della madre”, una storia d’amore tra madre e figlio. Il figlio, Mattia, deve fare i conti con la malattia della madre che è in fin di vita; Mattia però non si rassegna, si ostina, vuole salvare la madre, pur sapendo che non è possibile e perciò decide di fare una cosa: non perdere nemmeno un istante. Ma la quotidianità con i suoi ostacoli è sempre in agguato e Mattia, tra casa,  lavoro, i problemi con la fidanzata e la figura del padre, trova come unico rifugio i ricordi; in questa avventura Mattia cercherà di dare una risposta a una domanda: si può sfuggire a se stessi?  Raccontando le vicende di Mattia e del suo rapporto molto forte con la madre, Marco Peano dona un senso all’aspetto più inaccettabile della vita: imparare a dire addio a ciò che amiamo.

Passiamo alla casa editrice E/O (altra new entry della rubrica), anche la E/O ci propone due titoli, il primo è: “La pietra pergli occhi. Venetia 1106 d.C.” di Roberto Tiraboschi.
È un romanzo storico che ha per protagonista Edgardo d’Arduino, giovane amanuense dell’abbazia di Bobbio; Edgardo è stato colpito da una malattia che lo ha privato della vista, senso di cui un amanuense non può fare a meno. Nel momento in cui inizia il romanzo Edgardo si trova a Venezia perché è in quella città che si trova il rimedio per i suoi occhi: una “lapides ad legendum” una pietra per leggere. Nella ricerca Edgardo si imbatte nel mondo dei vetrai di allora. Tutto cambia quando viene commesso un delitto: un giovane garzone viene ritrovato morto senza bulbi oculari e al loroposto si trova  uno schizzo di vetro trasparente.  Questo libro è una ricostruzione della Venezia medievale; città che fa da sfondo a una storia d’amore e di riscatto, attraversata da delitti orribili, false amicizie, lotte di potere e disastri naturali.

La seconda novità, dal titolo “I volti di Dio”, è una delle avventure mozzafiato del commissario Amédée Mallock il quale si trova alle prese con un killer seriale denominato “Il Truccatore”. La caccia a questo assassino si protrae da più di ottant’anni (l’omicida infatti ha iniziato a uccidere dal 1929), l'S.I e ha ucciso ben duecendo persone. “Il Truccatore” sembra imprendibile, un individuo invisibile con il dono dell’ubiquità. La scelta delle vittime sembra casuale, l’unico punto in comune è il trucco minuzioso che il killer applica sui volti delle stesse dopo averle torturate. In questo libro gli amanti della serie ritroveranno  la figura del commissario  alle prese con i più sofisticati sistemi d’indagine e con il mondo del paranormale, con il suo fascino da rubacuori e una cronica solitudine da misantropo, con le sue arti culinarie per organizzare cene fra amici e con la tristezza esistenziale che non lo abbandona mai, sempre assistito e sostenuto dai fedelissimi cinque di Fort Mallock.

    Anche  Guanda ci propone due romanzi dai titoli e dalle storie molto accattivanti: il primo è “Il misterodell’orso marsicano ucciso come un boss ai quartieri spagnoli” di Antonio Menna, giornalista napoletano, al suo esordio letterario. 
Un orso viene trovato morto in mezzo alla strada nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Tony Perduto, giovane giornalista spiantato ma appassionato del suo mestiere, indaga, aiutato e intralciato da una colorata cricca di vicini. Accanto a lui due donne: la fidata amica Marinella e la misteriosa - e troppo bella - Tiziana, nipote di un camorrista. Contro di lui un'ambigua ed eterogenea banda composta dal direttore di un circo, il losco personale di uno zoo e due fratelli criminali. L'indagine metterà a rischio più volte la vita di Tony fino a che, prigioniero nei famosi, cupi cunicoli che corrono sotto Napoli, troverà il bandolo della matassa, ma rischierà di metterci il resto...
Si prospetta una storia divertente e molto leggera, un giallo napoletano perfettamente giocato tra suspense e atmosfera, leggerezza e mistero.

 “Morte a Notre-Dame” di Alexis Ragougneau; anche questo è un giallo che ha al suo interno elementi del thriller.
 Parigi, 16 agosto. Il giorno dopo le celebrazioni per l’assunzione della Vergine, una giovane donna prega in ginocchio in una delle cappelle laterali della cattedrale di Notre-Dame. Quando un turista la tocca accidentalmente, la donna crolla a terra, morta. La vittima, ancora senza identità, viene riconosciuta perché proprio il giorno prima aveva dato scandalo presentandosi alla processione vestita in maniera succinta. Le prime indagini si concentrano subito su Thibault, il «sospettato ideale». L’uomo, ossessionato dal culto della Vergine, il giorno prima aveva aggredito la ragazza proprio per via del suo abbigliamento poco consono. Durante l’interrogatorio Thibault, protestando la propria innocenza, si butta dalla finestra. Indagine chiusa, tutto chiaro. Ma padre Kern, il prelato responsabile di Notre-Dame, non è convinto e inizia una sua personale indagine, scoprendo una realtà ben diversa…
La storia sembra essere anche qui molto accattivante e di certo gli amanti dei giallo/thriller non possono perdersi queste due novità.

Per Sellerio esce  “Non è stagione” di Antonio Manzini. La storia vede protagonista Rocco Schiavone, un poliziotto romano, che viene trasferito ad Aosta. Schiavone conosce poco di quell’ambiente ed è nostalgico della sua città natia. Un giorno viene rapita una ragazza di diciotto anni, figlia di un imprenditore edile della zona; dietro questo rapimento si nasconde la criminalità organizzata. Schiavone comincia ad indagare e si imbatte in una realtà molto cruda;  nel frattempo il suo passato continua a minacciare il presente.





Atmosphere Libri, propone questo libro dal titolo “Lapenna dell’orso”, opera d’esordio di Carole Allemand. Ecco la trama:
Da cinquant’anni, il caso di Camille Duval non lascia pace agli specialisti della letteratura. Nessuno si spiega perché l’autore svizzero di successo, dopo la morte misteriosa della moglie e una strana storia di censura, quando la chiesa cattolica, nel 1948, inserì uno dei suoi romanzi nell’Indice dei libri proibiti, sia emigrato in America. Come mai, dopo dodici anni di silenzio, Camille Duval, torna a essere così presente? Come ha fatto a rinnovare il suo stile in modo così radicale? Come ha fatto a diventare quel genio che cambierà il genere del romanzo per tutti i tempi? Camille Duval (1901 – 1974) è un caso straordinario della letteratura. Carole Courvoisier, una giovane studiosa di lettere, vuole trovare una risposta a tutte queste domande e si mette sulle tracce dello scrittore misterioso. Non ha idea di essersi imbarcata nella missione più incredibile che la storia della letteratura abbia mai visto. L’eroina di questo giallo biografico si ritrova in un road movie che la porta ad attraversare un’America atipica e selvaggia, insieme a Jasper Felder, un veterano della guerra dell’Iraq. Il viaggio inizia a Manhattan e finisce in Alaska, dove l’incontro con l’orso grizzly rivela la prima verità. La penna dell’orso racconta in modo giocoso una storia accattivante che ha inizio nelle profondità dell’Hudson, attraversa i residui delle torri gemelle,
per poi finire in un ambiente universitario mormone. Il romanzo, che si contraddistingue per l’umorismo e la satira, alla fine ci rivela che lo studio degli orsi e la letteratura hanno molti punti in comune.

Anche per questo mese è tutto, spero di avervi intessuto un po’ di interesse e un po’ di curiosità.
L’appuntamento, come al solito, è al prossimo mese con uscite, spero, sempre più ghiotte, più succulente.


A cura di Sebastiano

venerdì 2 gennaio 2015

"I vivi, i morti e gli altri" di Claudio Vergnani



Il libro di cui ho deciso di scrivere è stato pubblicato dalla casa editrice Gargoyle nel 2013 e si tratta di “I vivi, i morti e gli altri” di Claudio Vergnani. L’autore, risiede a Modena ed ha pubblicato con la stessa casa editrice la trilogia dei vampiri, composta da “Il 18° vampiro”, “Il 36° giusto” e “L’orapiù buia”.
Come si può ben capire dai titoli citati sopra, parliamo di horror. Un autore italiano emergente che ha deciso di occuparsi di vampiri e zombie? Vi chiederete voi. Ebbene sì, e ci riesce molto bene!
Ma ora veniamo alla trama.
La vicenda si svolge in Italia, dove, per motivi non ben specificati, da qualche tempo i morti hanno cominciato a resuscitare, affamati di carne e sangue. In questa situazione, che presto si trasformerà in una vera apocalisse, facciamo la conoscenza di Oprandi, ex- militare alcolizzato e caratterizzato da una pessima visione della vita in generale, il quale viene ingaggiato dai parenti dei non-morti per porre fine alla loro bramosia di sangue e dar loro la pace eterna. Il nostro protagonista verrà però in contatto con la signora Ursini, con la quale stringe un patto: trovare il defunto padre di quest’ultima, sepolto nella cappella di famiglia in un luogo non precisato in mezzo ai boschi, riportarlo alla figlia e, dopo aver posto fine alla sua “nuova vita”, seppellirlo per l’ultima volta con riti cristiani in Svizzera. Come compenso Oprandi avrà un posto assicurato proprio in Svizzera, paese che sembra essere rimasto sicuro dall’inizio dei tragici eventi.
Gran parte delle pagine sono dunque dedicate alla faticosa ricerca del defunto Ursini e alla lotta per riportarlo alla figlia, e nel corso della vicenda le difficoltà non mancheranno. Il romanzo è una continua lotta per la vita.

Forse quello che stava accadendo intorno a me era un fenomeno isolato, ma la sensazione era che tutto stesse collassando. Mi pareva che la mia vita fino ad allora fosse stata solo un sogno, e che quella notte mi fossi svegliato. Come si poteva vincere una battaglia contro i morti? Quanti erano quelli che potevano uscire dalle loro tombe? Milioni? Miliardi? E quelli che venivano a loro volta uccisi e si trasformavano, quanti erano? Quanti sarebbero stati? Senza contare chi moriva per cause naturali, negli ospedali, nelle case di cura, negli incidenti.”.

Ogni volta che cominciavo a leggere mi sentivo catapultata in questo mondo ormai allo sbando: correvo insieme al protagonista, sparavo per difendermi, mi riposavo con lui nei pochi rifugi ancora accessibili. Ma dopo la quiete ancora la tempesta.
Se deciderete mai di comprare questo libro, non aspettatevi solo un horror. Tutti i personaggi sono delineati perfettamente e la loro psicologia è ben definita, così come i sentimenti provati: paura, angoscia, sconforto ma anche amore, amicizia, pietà e speranza ci accompagnano fino alle ultime pagine. Non mancano poi riflessioni religiose e filosofiche sulla vita, la morte e la natura umana. I vivi pur essendo tali hanno perso la loro umanità e sono “morti” dentro.
Mi ero approcciata a questo romanzo con diffidenza poiché è il primo romanzo sugli zombie che leggo, ma mi sono presto ricreduta. A volte la definizione “horror” nasconde molto più che mostri o fantasmi.

Consiglio questo romanzo a tutti quelli che considerano l’horror un genere “ di seconda mano” e a chi vuol passare un freddoloso weekend immerso in una coinvolgente avventura.

A cura di Giulia