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martedì 30 dicembre 2014

Intervista a Michele Masotti



Amico lettore, è con molto piacere che ti apro le porte di questo nuovo spazio virtuale. Benvenuto nell’angolo delle chiacchiere letterarie! Se potessi, ti offrirei una tazza di tè o una cioccolata fumante con panna, da sorseggiare con piacere e con parsimonia; qualunque cosa ti permetta di gustare al meglio quanto io e lo scrittore di turno ci racconteremo. Perché tu sarai il nostro osservatore muto, silenzioso ma dall’occhio vigile.
L’autore che sto per presentarti si chiama Michele Masotti. Se hai letto la mia precedente recensione, sai già di chi parlo: di un giovane scrittore senese con all’attivo due validissimi romanzi, La Follia del Palio e Sotto le mura diSiena, entrambi pubblicati da Leone Editore
Masotti è un autore particolarmente interessante, che spicca nell’attuale panorama letterario; uno scrittore dalla penna arguta, poetica, capace di coinvolgere e di emozionare. Una voce fortemente legata alla sua terra, alla sua Toscana, alla sua Siena e che, con ogni probabilità, merita di oltrepassare i confini delle propria regione. E’ un piacere per me poterlo intervistare e spero sia un piacere per voi leggere quanto verrà fuori da questa nostra chiacchierata. Per me lo sarà di sicuro. Buona lettura, amico!

Ciao Michele, prima di ogni cosa permettimi di ringraziarti a nome di tutto lo staff , sia per dedicarci parte del tuo tempo sia per aver accettato di condividere una chiacchierata letteraria sul nostro blog.


-         Allora Michele, cosa puoi dire di te ai nostri lettori? Chi è Michele uomo prima ancora del Michele scrittore? Ma soprattutto, come è nato il tuo rapporto con la lettura prima, e con la scrittura poi?  

Innanzitutto grazie a te Danilo e al blog per lo spazio dedicatomi. Il “Michele uomo” è facilmente riassumibile: trentaquattrenne, senese, una vita tutto sommato tranquilla in questa piccola e controversa città, una compagna, Giulia, e una bimba di cinque mesi, Agata. Un impiego non proprio entusiasmante in un’azienda di servizi informatico-bancari affiancato però dall’attività di romanziere: più che un lavoro una passione, anzi la mia vera espressione, non solo artistica.
Riguardo al rapporto con la lettura, posso dire che è sempre stato buono, con periodi “onnivori” alternati anche a lunghe pause prive di libri; mentre per quanto concerne il mio scrivere, benché abbia sempre “scarabocchiato” qualcosa sin dalla tarda adolescenza, la decisione di tentare il racconto di una storia arriva verso i venticinque anni. Storia che però non ho pubblicato poiché il primo romanzo vero e proprio risale ai miei trentatré anni: La follia del Palio, edito nel 2013.

-         Qual è il libro al quale ti senti maggiormente legato e perché? Nella stesura e nell’ideazione dei tuoi romanzi ti ispiri a dei modelli di riferimento? Insomma, in quello che scrivi quanto c’è di ciò che hai letto?

Il libro che mi ha dato la spinta per tentare un prima opera è stato il romanzo incompiuto del mio grande concittadino Federigo Tozzi: Adele. Tozzi aveva scritto le bozze di questo libro all’inizio degli anni ’10 del ‘900 e così, senza pretesa di comparazione letteraria, mi venne l’idea di “concluderlo” simbolicamente cento anni dopo. La protagonista de La Follia del Palio si chiama proprio Adele in onore del grande romanziere. Ed egli è di certo uno dei modelli di riferimento, specie nelle sue “architetture psicologiche”, spesso magistralmente celate in quello che erroneamente si ritiene verismo.

-         La follia del Palio e Sotto le mura di Siena sono i primi romanzi che hai pubblicato. Entrambe le storie sono ambientate a Siena, la tua città. Ecco, io penso che proprio Siena sia il grande personaggio aggiunto alle vicende che racconti, probabilmente nel primo libro ancor più che nel secondo. Quanto conta l’ambientazione nel momento in cui cominci a dar forma al romanzo? Pensi che se avessi ambientato altrove le tue vicende, le tue storie sarebbero state le stesse?

Sono molto felice di questa domanda perché speravo che in questi romanzi la mia città trasparisse proprio come una sorta di personaggio. Siena con la sua bellezza secolare e con le sue contraddizioni vuole essere una sorta di metafora proprio dell’uomo comune, teso tra la voglia di evasione da luoghi (non solo fisici) ritenuti a volte circoscritti e il bisogno invece di certezze, di essere cullato tra grandi mura materne. Siena insomma tra sprazzi regionalisti e aspirazioni universali. Difatti credo che l’ambiente influisca molto sulle persone, e le mie storie, benché ambientabili anche altrove, forse non sarebbero state le stesse. Anche nei libri che leggo sono molto attento all’ambientazione, alla cornice, che poi è cornice solo apparente poiché, se scandagliata a fondo, va sempre a inficiare nell’interiorità dei personaggi; che sia la metropoli o il paesino della provincia più sperduta.

-         Ne La follia del Palio descrivi benissimo cosa significhi per un senese questa corsa di cavalli; spieghi le emozioni che si provano prima, durante e dopo la “carriera; illustri rivalità ed alleanze tra le varie contrade". Tu come vivi generalmente questo attesissimo evento?

Come la maggior parte dei senesi: in modo viscerale. Essendo molto più di una corsa di cavalli, anzi una sorta di seconda pelle, era quasi obbligo inserire il Palio nelle vicende narrate nel primo romanzo. Ho cercato di raccontarlo con cenni impressionistici che possano renderlo digeribile anche ai “non addetti ai lavori”. Anzi, il Palio, scatola estrema di passioni, può essere letto come uno specchio stesso dell’esistenza, dove convivono tradimenti, intrighi, amori, vittorie e sconfitte, il tutto coronato dal primigenio e spasmodico rapporto dell’uomo e dell’animale. E poi la contrada che accompagna la nostra vita fino all’ultimo istante non può dunque essere esclusa dalla narrazione della realtà sociale. Anche questa dimensione così peculiare ritengo possa essere condivisa da tutti. Di più, nell’ottica di quello che gli antropologi hanno definito “il demone dell’appartenenza”, il racconto del Palio è solo un tentativo di riflessione sul filo invisibile che lega ognuno alla propria terra. Un qualcosa su cui ragionare in un’epoca che, senza usare troppa retorica, è evidentemente disgregante e anonima.

-         In entrambi i tuoi romanzi ho notato che hai inserito dei riferimenti all’arte. Ne La follia del Palio Carlotta, rinchiusa in un ospedale psichiatrico, si dedica all’arte figurativa ottenendo peraltro riscontri piuttosto positivi; in Sotto le mura di Siena invece il padre di Niccolò è uno stimato musicista e sempre la musica fungerà da collante nella storia tormentata tra Kosta e Morike. Questo “topos”, oserei dire, ha uno scopo narrativo ben preciso?

Sì, l’arte ha uno scopo preciso: l’intento è mostrarla come una sorta di cura per l’anima e come interconnessione tra le persone. Oppure l’arte non come esposizione, ma come rifugio personale dai vari drammi della Storia. Infine come bisogno di espressione. C’è molto di autobiografico in quest’ultimo significato, ma sicuramente questa dimensione del bisogno appartiene a tutti coloro che si relazionano con un’opera, anche i semplici fruitori. Anzi spesso chi legge un libro, come chi ammira un quadro o chi ascolta una melodia, trova nell’espressione artistica significati sfuggiti persino all’autore. Ecco, quei significati fanno sì che l’opera divenga sua fino in fondo, fanno sì che anche il fruitore vi partecipi e contribuisca alla costruzione dei suoi molteplici significati.

-         Come e quando nascono le tue storie? Generalmente a me non piace leggere in chiave autobiografica ciò che un autore scrive: credo sia molto più interessante inserire la nostra testa anziché quella dello scrittore in ciò che questi descrive e tratteggia ma, mettendo un attimo da parte questa mia attitudine, c’è qualcosa di autoreferenziale in ciò che scrivi? In quale personaggio ti rispecchi maggiormente, tra quelli usciti dalla tua penna?

I personaggi dei miei racconti nascono in modo ibrido. Credo che nella letteratura accada un qualcosa di magico, quando storie e figure completamente inventate si innestano a personaggi veri, conoscenti, parenti, amanti o amici ai quali “rubo” alcune caratteristiche. Il resto è finzione. Questa ibridazione che avviene in letteratura è un meccanismo a mio avviso simile a quello che accade nei sogni, dove la vita vera si mescola alla visione.
Il personaggio più autobiografico è sicuramente Guido Resti, de La Follia del Palio. Però non credo mi rispecchi fino in fondo, anzi lo spero  poiché non è un personaggio del tutto positivo. A dire il vero nessun personaggio descritto è del tutto positivo, ma è normale sia così poiché ognuno ha le proprie ombre.

-         La valigia è l’oggetto chiave del tuo ultimo romanzo. Penso abbia un valore simbolico ben preciso: potresti spiegarlo?

Gli oggetti hanno un grande valore simbolico in “Sotto le Mura di Siena”, poiché ho inteso il loro mondo come staccato e parallelo a quello degli uomini. Gli oggetti assorbono le nostre storie, le nostre emozioni, come avviene quando riaffiorano alcuni odori. E così siamo catapultati nel vivido ricordo conservato nell’oggetto stesso, nelle vicende appannate dal tempo e che di colpo si disvelano. Così avviene per la valigia: qualcosa di inanimato che in realtà possiede una sorta di vita propria.

-         Secondo una corrente di pensiero, quando un libro lo si legge per la seconda volta diventa letteratura. Tu sei uno di quelli che legge più volte uno stesso romanzo, fino quasi ad impararlo a memoria?

No, a dire il vero leggo un libro una sola volta. Mi è capitato solo coi miei due romanzi preferiti: Anna Karenina di Tolstoj e Madame Bovary di Flaubert. Li ho letti tre volte ciascuno, ma è abbastanza facile innamorarsi di questi due irraggiungibili mostri sacri.

-         Non ti chiedo nulla su un tuo possibile terzo libro, un po’ per scaramanzia, un po’ perché magari non potrai sbottonarti troppo, ma quali consigli daresti ad un giovane, come te peraltro, che sogna di diventare scrittore?

Non ho problemi a parlare del terzo libro, che è in cantiere e vorrebbe essere a conclusione di questa sorta di “trilogia senese”. Di consigli non ne ho molti; se uno ha una storia valida la invii alle case editrici, a tutte, dalle blasonate alle minori. Essendo lo scrivere un qualcosa di personale, almeno così io lo intendo, personalmente ho avuto per anni come una sorta di timore nel venire allo scoperto. Ecco, consiglio alle persone remissive come lo ero io di provarci. Forse è brutale dirlo ma è meglio che un romanzo non venga alla luce poiché rifiutato, piuttosto di relegarlo a una vita passiva e nascosta in un cassetto.

-         Concludo questa nostra chiacchierata letteraria, facendo un breve riferimento alla recensione che ho scritto su di te. Hai potuto leggere che spesso mi capita di accostare una canzone ad un romanzo, e sai che nel tuo caso metterei in sottofondo Il negozio di antiquariato di Niccolò Fabi. Tu quale pensi sia il pezzo migliore che possa adattarsi alle tue storie e alle loro atmosfere?

Innanzitutto grazie per l’accostamento al pezzo di Niccolò Fabi, veramente molto bello.
C’è in effetti un brano specifico che mi ha ispirato proprio nella stesura di Sotto le mura di Siena: “Le cose che pensano”, del grande Lucio Battisti e del suo ultimo periodo con l’ermetico paroliere Pasquale Panella. Una canzone colma di genio e che recita: “son le cose che pensano ed hanno di te sentimento, esse t’amano e non io. Come assente rimpiangono te, certe cose prolungano te”. Sono state queste emblematiche frasi che mi hanno fatto pensare agli oggetti come “cose pensanti”, connessi al nostro mondo e portatori di loro storie esclusive.

Michele io ti ringrazio nuovamente per aver avuto la pazienza di rispondere a queste mie curiosità. Il nostro blog è sempre a tua disposizione. Speriamo di risentirti presto e, nel nostro piccolo, speriamo di portarti un po’ di fortuna. Alla prossima!


Grazie a te Danilo e agli amici del blog per questa piacevolissima chiacchierata. Mi ha fatto molto piacere. Spero di risentirci presto e grazie di nuovo. 

A cura di Danilo

martedì 16 dicembre 2014

"Sotto le mura di Siena" di Michele Masotti


"Ci sono anime seta e anime juta; le anime seta, inconsistenti leggere e volubili come le nuvole, sognano gli stessi sogni delle stelle. Le anime juta invece sono ancorate alla terra, concrete come la terra stessa. Quando si incontrano è difficile tenerle assieme, ma se riescono a trovare il modo allora l'unione è perfetta."


Probabilmente non inizio in modo canonico la mia avventura su questo blog,  non perché stia ammiccando direttamente ad un lettore immaginario, intraprendendo in realtà un dialogo con me stesso. Non perché stia mettendo nero su bianco un soliloquio a cui sto dando voce nel buio della mia stanza, insomma. Non inizio in modo canonico questo mio articolo perché sto cincischiando in cerca di parole. O più semplicemente perché vorrei che prima di leggere quanto sto per scrivere, portassi alla memoria uno dei brani più famosi di Niccolò Fabi: Il negozio di antiquariato.
Credo fortemente che ad ogni libro, ad ogni autore, sia facile accostare un brano che pensiamo li rappresenti. Questo è quanto meno ciò che capita quasi costantemente a me nella mia esperienza di lettore. Non so se conosci il pezzo che ti ho appena citato, ad ogni modo racconta del coraggio di avventurarsi negli anfratti più reconditi dell’esistenza perché è proprio lì che generalmente si nascondono le cose più preziose. Parla della capacità di meravigliarsi di fronte a quanto diamo per scontato; di quell’essenziale, invisibile agli occhi, ma necessario all’uomo affinché possa maturare e crescere; dell’indispensabilità e della fortuna di perdersi perché queste sono spesso la chiave per ritrovarsi, per andare oltre. Questo brano, a mio avviso splendido, può calzare a pennello su tanti romanzi ma, se dovessi citare un solo titolo, un solo scrittore, io non esiterei a dire, in questo caso a scrivere, Sotto le mura di Siena di Michele Masotti. A pensarci bene è stato un caso fortuito il mio approccio a questo autore. E’ stato accidentalmente che mi sono imbattuto nel suo primo romanzo, La follia del Palio, che ho amato in modo viscerale per le sue atmosfere tipicamente senesi, per la passione di quella che non è solo una semplice corsa di cavalli, ma che è vita di tutti i giorni, perché non serve avere un nome altisonante per avere qualcosa da dire, né per essere meritevole di essere letto. Questo, appunto, perché le migliori scoperte sono quelle a cui si arriva non solo per caso, ma da cui non ci si aspetta e non si pretende nulla. Perché un libro deve essere preso per quello che è, senza sovraccaricarlo di troppe responsabilità. E’ unicamente questo, credo, il modo affinché una storia raccontata possa vivere in noi e con essa anche colui che l’ha scritta.
Se non sei di Siena e non conosci bene la città, la suddivisione in contrade, la mentalità costantemente contaminata dall’amore e dall’ossessione del Palio, non so quanto riusciresti ad apprezzare il testo sopra citato. E’ per questo che ho pensato che l’approccio migliore con questo gradevolissimo autore sia in realtà con il suo secondo romanzo, Sotto le mura di Siena, pubblicato da Leone Editore nel 2014, ad un costo di copertina di 12 euro. Si tratta di un libro bellissimo, con una trama semplice ma affascinate; una storia che racchiude in sé più storie tra loro intrecciate, legate da un destino che ha le sembianze di una vecchia valigia, che tanto mi ricorda i pezzi di antiquariato cantati per l’appunto da Fabi. Un destino che ad alcuni toglie e ad altri dà. Coincidenze che a taluni personaggi permettono di incontrarsi, di conoscersi e di innamorarsi, mentre talaltri li dividono inesorabilmente causando fratture portate avanti negli anni, a cui con il passare del tempo si guarda con occhi carichi di rimpianto, di chi ha vissuto diversamente da come in realtà avrebbe voluto. Di chi non ha vissuto affatto ciò che invece ha continuato a far vivere silenziosamente in sé. È una storia diversa questa, sospesa tra Siena e Salonicco, e che abbraccia un lasso di tempo più vasto rispetto al precedente romanzo.
Una storia di famiglie, di destini legati tra loro da una semplice e apparentemente insignificante valigia, ma che invece rappresenta quel fil rouge che lega tra loro uomini al di là di ogni generazione. Bianca, Lucio, Niccolò, Annalisa, Kostantin, Morike, sono solo alcuni dei personaggi che popolano le pagine di questo romanzo. Personaggi che è facile incontrare in città, a Piazza del Campo, nella contrada dell’Onda o in quella della Giraffa, nell’ambiente caldo e profumato della pasticceria Il Capriccio o nelle mura di una scuola in piena occupazione. E’ la storia di due amanti ormai quasi anziani, separati per più di trent’anni a causa di un destino beffardo; di un amore di cui ormai non rimane che un lontano ricordo, risvegliato dalle note e dagli accordi di un brano dal titolo Anime seta. E’ la storia di sentimenti che nascono e che si concretizzano; di vite che scorrono sotto il cielo di una città spesso avvertita come stretta, ma alla quale ci si sente legati in modo indissolubile. E’
la storia di genitori e figli, di nonni e nipoti, di amiche del cuore che non sempre sono destinate a rimanere tali. E’ suggestivo il modo in cui Masotti inventa le storie di coloro che danno anima al suo libro. La sua capacità di raccontare storie intime e familiari fa sì che tu, lettore, rimanga inchiodato alle pagine del romanzo. Con poche pennellate, ma studiate in ogni minimo dettaglio, l’autore ti conduce per mano nel suo mondo; un mondo fatto di persone comuni, persone semplici. Persone come me, persone come te. Masotti è lì con te, e lo senti, salvo poi sparire quasi per incanto. E tu ti ritrovi lì, orfano del tuo Virgilio, ma ora in compagnia di Bianca, poi di Lucio, poi di Annalisa e Niccolò, poi di Kosta e Morike, poi di nuovo di Bianca e Annalisa. E vorresti non lasciarli mai. Vorresti lavorare anche tu alla Pasticceria Il Capriccio; vorresti essere testimone dell’incontro tra Konstantin e Morike; vorresti tornare indietro di qualche pagina per abbracciare nuovamente il piccolo Lucio, ferito dalla sua prima delusione amorosa. Vorresti tornare a ringraziare il piccolo Lucio perché, se non avesse rubato la valigia a Kostantin nel suo albergo di Salonicco, non avrebbe incontrato e sposato Serena. E se non avesse sposato Serena, non sarebbe nata Annalisa. Se non fosse nata Annalisa, Niccolò sarebbe forse rimasto un ragazzo arrogante e presuntuoso e tu ne avresti perso le tracce. E se non ci fossero stati Annalisa e Niccolò, forse Kosta e Morike non si sarebbero mai rincontrati. Lucio insomma come colui che ha dato inizio ad un giro di giostra che ha coinvolto, a sua insaputa, i destini di altre esistenze. In un certo senso un personaggio chiave a cui va detto grazie. A lui, come a Bianca. Il mio modo per ringraziarlo di aver contribuito a sua insaputa ad aver dato vita a questa storia, è riportare un aneddoto da lui raccontato a Serena durante il loro primo, fortuito incontro. Ma vorrei che leggessi queste parole stavolta mettendo in sottofondo il brano di Fabi.
Ti lascio il tempo di aprire una schermata affianco a questa che hai già aperto. Il tempo di un clic, della ricerca di una canzone, e di nuovo di un clic. Vorrei che ti lasciassi cullare dalla melodia e dalle parole di quel testo, per accogliere al meglio il piccolo, grande insegnamento che Lucio ci ha regalato. Ora che la base è partita, ti ringrazio per avermi prestato attenzione e ti auguro non solo di trarre giovamento dall’estratto che sto per riportarti, ma soprattutto, di godere della lettura di questo bel romanzo.

"[...] un pomeriggio lo sentii raccontare alla mia vicina di casa di un barattolo.
- Un barattolo? Serena sorrise.
- Sì, un barattolo, di quelli dove ci si possono mettere le pesche sciroppate, hai presente? Ecco, la storia è questa: ammettiamo di riempirlo con delle palle da tennis. A quel punto il barattolo sarebbe pieno.
- Ovvio, disse Serena facendo una smorfia.
- E invece no. Prendiamo delle biglie di vetro e rovesciamocele dentro. Le biglie andranno a coprire i vuoti lasciati dalle palle da tennis più grandi. È solo a quel punto che, forse, risulterà pieno.
- Credo di sì disse Serena, che non capiva bene dove volesse arrivare.
- Ma ancora no, poiché possiamo aggiungerci anche un sacchetto di sabbia.
- Arguto.
- E non è finita. Una volta riempito di sabbia c'è ancora un posto, che so, per una tazza di caffè, proprio quello che stai bevendo adesso. Serena staccò la bocca dalla tazzina.
[...]
- E qual è il significato?
- Molto semplice. Le palle da tennis rappresentano i capisaldi della vita, i sentimenti, le cose a cui si vuol dare la priorità, quelle che vengono prima. L'amore, la famiglia, gli amici. Le biglie sono i sogni. Ma se mettessimo prima quelli non si potrebbero aggiungere nel barattolo le palle da tennis, e senza concretezza, solo con i sogni diventa un po' dura.[...] - E la sabbia?
- La sabbia sono le cose che ti accadono tutti i giorni, quotidianità e passioni leggere. Un libro all'ultima pagina, il tramonto, andare al mare la domenica...Siena. [...] Siena in un giorno di pioggia come questo, d'estate. Quando la notte passeggi per la piazza...[...]
- E il caffè?, chiese la donna. Lui l'aspettava al varco.
- Ah già il caffè!, si finse sbadato; poi prese la sua tazzina e l'alzò sorridendo.
- Il caffè significa che per quanto le cose della vita possano essere importanti, amori, famiglia, sogni e quotidianità, per quanto possano occupare il tuo tempo...come vedi si può sempre lasciare un po' di spazio per un caffè con una persona."

A cura di Danilo

lunedì 15 dicembre 2014

Dicembre in libreria!

Siete stanchi delle solite uscite letterarie di vip, vippetti starlette e compagnia danzante? Volete avere un quadro più ampio dei libri che sono usciti o che devono ancora uscire a dicembre? Sappiate che esistono altre realtà: i piccoli-medi editori (riunitisi a Roma per "Più libri più liberi"), che noi lettori spesso “snobbiamo”, magari perché abbiamo dei pregiudizi o perché molto probabilmente siamo troppo abbagliati dalle proposte letterarie delle grandi case editrici.
In questo primo appuntamento mensile vi mostreremo che a volte le piccole perle letterarie escono proprio da queste realtà. 
Girovagando nel web, siamo riusciti a trovare delle uscite letterarie davvero interessanti e veramente “per tutti i gusti”.
Iniziamo dalla prima novità del mese di dicembre e che, a nostro parere, è una vera chicca:
·        L’Almanacco Sellerio 2014-2015

Questa antologia di circa 300 pagine contiene testi inediti o irreperibili di diversi autori, che per la prima volta, non sono collegati per tematiche o per stile, ma appartengono alla stessa casa editrice .
Troviamo autori che hanno fatto la storia della casa editrice come Sciascia o Canfora, ma anche autori contemporanei amati dal pubblico come Camilleri, alcuni hanno anche partecipato a premi letterari prestigiosi come Stassi. Questo volume è già acquistabile presso i siti di e-commerce e presso il sito della Sellerio. Dategli un’occhiata, è un ottimo modo per scoprire magari autori che non pensavate di leggere.







·        I ricordi di Mamette. Vita di campagna. Nob(Tunué)
·        Un elefante nella stanza. Susan Kreller (Il Castoro)

                                     
Il primo è un fumetto di 90 pagine pubblicato dalla Tunué edizioni, scritto e disegnato da Nob, autore di graphic novels e della serie di Mamette, la nonna che tutti vorrebbero avere in famiglia. In questo prequel vediamo Mamette bambina con il suo solito caratterino; la storia è ambientata in campagna (Mamette viene infatti affidata dalla madre ai nonni) durante gli anni ’30: la guerra incombe e Mamette, tra nuove amicizie, mansioni di tutti i giorni e futuri amori dovrà affrontare un periodo difficilissimo. Gli amanti della serie non possono certo lasciarselo sfuggire.

Il secondo è invece un romanzo di 280 pagine, più adatto agli adolescenti, pubblicato dalla casa editrice “Il Castoro”, scritto da Susan Kreller. Il romanzo affronta tematiche molto forti e attuali: il bullismo, le molestie, la violenza e i problemi famigliari. È la storia di Masha, una ragazzina di tredici anni, che per l’ennesima estate va nella casa dei nonni, che si trova in una cittadina in apparenza molto tranquilla. Masha si annoia fino a quando non incontra un giorno due fratelli, Max e Julia, più piccoli di lei. I due fratelli nascondono un segreto, che viene a galla nel momento in cui Masha nota dei lividi sulla pancia di Julia. La ragazzina quindi è decisa ad affrontare il problema e tirare fuori da questa situazione i due fratelli.  A parer mio questo romanzo sembra molto interessante e può essere adatto anche agli adulti.





Per gli amanti del Giappone il 18 dicembre per la Marcos y Marcos nella collana Testo a fronte esce:·        
Tradurre il Genji monogatari- a cura  di Andrea Maurizi(Marcos y Marcos)

In questo libro vari autori spiegano come è avvenuta la traduzione dell’opera giapponese nelle diverse lingue, vengono spiegati i vari problemi, come è stato tradotto ecc… Il libro è stato curato da Andrea Maurizi che nel libro spiega come il Genji monogatari sia stato portato in patria. Gli amanti del genere non possono lasciarsi sfuggire, di certo, l’occasione di acquistare questo libro. Per approfondire, basta andare sul sito della casa editrice.

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  Little Sammy Sneeze. Winson McCay (Castelvecchi)

In realtà si tratta di una ripubblicazione del fumetto di Winson McCay e questa volta esce in versione integrale con un apposito apparato storico-critico. È un pilastro del mondo dei fumetti ed è la storia del piccolo Sammy, di cui tutti temono gli starnuti. La storia sembra molto divertente, il titolo è già acquistabile sui siti di e-commerce.





·        Niente sesso, siamo sposati. Guida pratica per un matrimonio in bianco. Ruth Smythers(Ultra)

Questo libello, dal titolo tipico di un harmony, in realtà fece la sua fortuna nel 1894, anno della prima pubblicazione; scritto da Ruth Smythers, oggi viene ripubblicato dalla casa editrice Ultra e si tratta di una testimonianza dei costumi sessuali in epoca vittoriana in Inghilterra, viene citato in numerosi testi di sociologia, ma un’ipotesi lo reputa un falso inventato da un burlone. Vi è un acceso dibattito, ma tant’è che oggi questo libro c’è e pare sia molto utile e interessante per scoprire elementi “piccanti” dell’era vittoriana.
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   L’ammazzafilm. Stefano Disegni (Gallucci)

Altro fumetto! Scritto e illustrato da Stefano Disegni per la Gallucci. Stefano Disegni è uno dei più famosi e feroci cinesatirici italiani e in questo graphic-novel rivolta come calzini 56 film che hanno fatto la storia del cinema. Sembra molto interessante e ne consiglio la lettura ai cinefili più agguerriti.






·        Solo me ne vo per la città. Enzo Gaiotto(Las Vegas Edizioni)

Altra novità arriva dalla Las Vegas Edizioni. Questa è la storia di un figlio che si ritrova ad assistere la madre, Annina, malata e in fin di vita. È un lungo flashback, che va dalla Prima Guerra Mondiale fino ai giorni nostri, dove assistiamo da spettatori alla vita di Annina intervallata da quella del figlio. Questo libro è in realtà una riedizione riveduta e corretta di “La finestra socchiusa” (Edizioni Il Molo, 2007), terzo classificato al Premio Massarosa. Ugo Riccarelli ha detto di questo romanzo:
Una madre e un figlio. Il racconto di una vita che si dipana tra il peso della materia che costruisce il destino degli esseri umani, tra le parole che Enzo Gaiotto srotola con una scrittura secca e precisa, a volte netta come certi suoi scatti fotografici. Uno scrivere denso di umanità e di quella consapevolezza che ha fatto dire a Jorge Luis Borges: ‘In ogni istante della tua vita qualcuno modifica o cancella una cifra, e tutto ciò serve a un fine che mai comprenderemo .
Mi sembra che questo sia più che sufficiente per suscitare il vostro interesse, se fossi in voi non mi lascerei sfuggire l’occasione.
·        Papà. Dan Pagis(Giuntina)

Giorno 11 uscirà per la casa editrice Giuntina, che si occupa di pubblicare testi ad argomento ebraico, il nuovo libro di Dan Pagis, autore conosciuto in patria per le sue poesie. Questo non è un testo poetico, ma un’opera in prosa, dove l’autore parla del suo rapporto molto forte con il padre, enunciando scene importanti, come le tre visite al cimitero, e altri fatti minori. Questo testo non è altro che la “cronaca familiare” dell’autore, che ha voluto donarci uno squarcio della sua vita.




·        Guida per bibliofili affamati. Barbara Sghiavetta, Maria Gioia Tavoni(Pendragon)
Ultima segnalazione per tutti i bibliofili, amanti dei libri, lettori compulsivi. Questo libro, scritto a quattro mani, edito dalla Pendragon, vi regalerà un itinerario del panorama microeditoriale italiano, che, stando al di fuori del circuito delle grandi case editrici, pubblica libri che si rivelano delle piccole perle, ricche di creatività. In questa sorta di manuale troviamo suddivise le varie testimonianze in base alle aree geografiche e offre anche informazioni turistiche e gastronomiche. Un libro da avere nella vostra  collezione se siete degli amanti dei libri e se volete allontanarvi dalle proposte delle grandi case editrici. Sicuramente un libro da tenere in conto.
Con questo io vi saluto, ci sentiamo il prossimo mese.
Mi raccomando: aprite le vostre menti e non snobbate le piccole-medie case editrici, perché spesso sono loro che tirano fuori testi che ti lasciano un segno indelebile nell’animo, testi molto vari e ognuno di voi può selezionare in base al proprio interesse.





A cura di Sebastiano

venerdì 5 dicembre 2014

News dalla Jo March


Se acquistate dal loro sito entro il 15 Dicembre le spese di spedizione sono GRATIS!

E... per tutti coloro che li andranno a trovare a Più libri più liberi ad attenderli una sorpresa allo 
stand L28 piano terra. Qui l'editore Aguaplano ha in serbo una copia 
omaggio del nostro "Nord e Sud" per coloro che acquisteranno una copia 
del catalogo "C'era una volta la bellezza" del fotografo Hine (al 
prezzo speciale di 20,00 euro). Due capolavori, per un'esperienza 
estetica e letteraria unica.