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sabato 21 giugno 2014

"Roderick Duddle" di Michele Mari



Letture che ti catturano, ti ghermiscono e non ti lasciano andare se non dopo la parola FINE. Quanti di noi hanno sperimentato questa bellissima sensazione leggendo un grande classico della letteratura? Mi ricordo quando per le vacanze natalizie durante la prima elementare mi venne assegnata la lettura di una delle avventure di Zorro, avevo imparato a leggere da poco, eppure andare avanti non mi costava fatica, mi fermavo solo per mangiare e espletare le funzioni fisiologiche.
Ebbene, "Roderick Duddle" vi donerà quel piacere che provaste da bambini a bocca spalancata di fronte al susseguirsi di parole e colpi di scena che penne magistrali scrissero per noi, è vero spesso la letteratura di intrattenimento ottocentesca è stata schernita , trattata alla stregua di fotoromanzi di serie b. Ma in quanti sono riusciti a rendere vive ed attuali le vicende di piccoli orfani meglio di Dickens?
La risposta è Michele Mari! Sì, avete letto bene, un italiano e per giunta contemporaneo!
"Roderick Duddle" non ha nulla da invidiare ai grandi romanzi dickensiani, la vicenda è quella di un orfano nato da una prostituta e impiegato come sguattero nella stessa locanda nella quale opera la sua genitrice. Roderick è un ragazzino che non sa di essere fortunato, non ha mai visto nulla se non l'Oca rossa dove vive e lavora, ma una grossa, enorme eredità lo attende non lontano da quelle mura, il bambino è l'ultimo discendente di una ricca famiglia di tradizione centenaria, come nelle migliori storie per riscattare quello che gli spetta dovrà mostrare il medaglione che apparteneva a sua madre.
Vi chiederete, tutto qui? Chiaramente non  filerà tutto liscio, la corsa verso l'oro sarà piena di pericoli, troveremo personaggi che ci ricorderanno sicuramente i protagonisti di romanzi famosissimi quali "I promessi sposi", "Moby Dick" e "L'isola del tesoro".
Il divertimento però non è solo nostro, anche Mari si diverte a lasciare briciole di indizi sparsi per ogni capitoli e a lasciare il lettore sospeso nel punto di maggior pathos.
Un libro divertente, che non fa rimpiangere i classici da cui attinge.
Ora non mi resta altro che recuperare tutta la biobliografia di Michele Mari.

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